NEWS

OGGI ENTRA IN VIGORE LA MIFID 2: UNA RAPIDA SINTESI DEI MAGGIORI CAMBIAMENTI PER CF

Da oggi i mercati dell’Unione Europea accoglieranno definitivamente la direttiva MiFID 2 (che sta per “Market in financial instruments directive”), la normativa comunitaria che ridefinisce i requisiti necessari alle società finanziarie per operare nei mercati e si propone di aumentare la trasparenza delle negoziazioni, oltre che tutelare gli investitori attraverso una completa responsabilizzazione degli intermediari.Ecco, gli intermediari. E in particolare i consulenti finanziari. Quale sarà l’impatto della nuova normativa sull’universo della consulenza finanziaria e sui player che la compongono?Uno dei primi effetti potrebbe essere una pressione sui margini, come aveva recentemente sottolineato il presidente di Anasf, Maurizio Bufi: “La domanda che rivolgeremo all’industria è come questo ridimensionamento dei margini si distribuirà lungo la catena del valore. A noi interessa che, a regime, questa pressione venga distribuita equamente sulla catena del valore, perchè i soggetti che vi intervengono sono più d’uno. Non deve ridimensionare, è il nostro auspicio, se non entro i limiti che possono considerarsi naturali, quella che è la remunerazione dei consulenti”.Una delle maggiori novità, in Italia, riguarda la posizione dei consulenti autonomi che, grazie al decreto legislativo entrato in vigore quest’estate e, in particolare, al salvataggio dell’articolo 30-bis, potranno promuovere e prestare il servizio di consulenza in materia di investimenti anche in luogo diverso dal domicilio eletto.Ma è trasparenza la parola chiave della MiFID 2. Lo stesso decreto ha infatti introdotto modifiche significative al Tuf, soprattutto in tema di product governance. In particolare, la stessa MiFID 1 prevedeva che l’impresa di investimento erogante servizi di consulenza o di gestione del portafoglio fosse obbligata a ottenere tutte le informazioni necessarie a ricostruire le conoscenze ed esperienze del cliente in materia di investimenti e ai suoi obiettivi di investimento.La MiFID 2 amplia lo spettro degli adempimenti richiesti alle imprese di investimento, in quanto non solo prescrive che nel definire gli strumenti finanziari adeguati al cliente esse facciano esplicito riferimento alla capacità dello stesso di poter fronteggiare eventuali perdite e la sua predisposizione al rischio, ma nel caso venga raccomandata una pluralità di prodotti o servizi, la valutazione di adeguatezza dovrà avvenire in relazione all’intero pacchetto. Vengono aggiunti, poi, altri obblighi di comunicazione alla clientela su costi e oneri connessi ai servizi di investimento o accessori, tra cui dovranno figurare, oltre al costo della consulenza, il costo dello strumento finanziario raccomandato o venduto e le modalità di remunerazione dal cliente del servizio di investimento ricevuto.Dal lato del consulente, poi, è richiesta ora una qualifa idonea ed esperienza adeguata, così come parametri più stringenti per l’inducement.Come scriveva l’avvocato Luca Zitiello nella sua analisi a puntate delle novità principali della normativa: “La novità sta nell’introduzione del principio che l’incentivo economico ricevuto dall’intermediario dovrà essere considerato costo del servizio per il cliente. Ciò si tradurrà nell’informativa ex ante ed ex post che dovrà essere resa all’investitore in cui ai costi ed oneri del servizio reso dovranno essere sommati gli inducement ricevuti dall’intermediario e riconnessi alla prestazione del servizio medesimo individuando così il costo totale del servizio”.Ma la MiFID 2 non avrà un impatto solo sulle società finanziarie più grandi. Delle 9.000 imprese finanziarie che operano nell’UE e che saranno soggette alla normativa, almeno 6.500 sono società di consulenza di piccole dimensioni, in particolare wealth manager e family office. Uno dei requisiti della normativa, ad esempio, è che i wealth manager mantengano una registrazione dettagliata di tutte le attività e le transazioni che hanno svolto negli ultimi sette anni, incluse le transazioni previste, anche se non verranno effettuate. Una mole di dati che potrebbe mettere sotto pressione i sistemi informatici. Oltre a ciò, la normativa obbliga i wealth manager a inviare report dettagliati alle case di gestioni sulla tipologia di cliente che sta acquistando i loro fondi.

di CityWire